LEGIONE DELLA PESTILENZA

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Giocatore: Baraiden
Codex: Caos Space Marines
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Settore Strategico di stanziamento: Settore 6: STRIGE
Generale in capo: Pestus il signore dei vermi
Grado: Campione

VITTORIE TOTALI: 20 - PAREGGI: 5 - SCONFITTE: 2



Durante l’attacco al cancello cadiano da parte delle forze del caos, la piaga dell’apostasia mieteva un numero di vittime altissimo tra i difensori. Questa terribile malattia era altamente contagiosa e nessuno dei metodi di cura convenzionali sembrava funzionare, chi ne veniva colpito andava incontro a un’agonia straziante mentre il proprio corpo marciva e imputridiva e la mente,sottoposta a un tale tormento, regrediva fin quasi al livello animale, ma il vero orrore si palesava solamente dopo il trapasso del malato, quando le energie diaboliche veicolate dalla malattia rianimavano il morto trasformandolo in un seguace decerebrato del signore del contagio il cui unico scopo era quello di trasmettere agli altri il proprio male.
Sul pianeta Raaunk furono radunati i migliori bio-maghi dell’intero segmentum solar con l’intento di trovare una cura a questo terribile male, per questo scopo fu impiegata una fortezza dell’inquisizione presente sul pianeta.
I laboratori-bunker posti a diverse centinai di metri sotto la superficie del pianeta erano perfetti per contenere il materiale infetto e altamente pericoloso necessario per gli studi.
Il compito di dirigere le ricerche riguardanti la piaga dell’apostasia vennero affidate a un giovane bio-mago di nome Lesus che era riuscito ad ottenere dei buoni risultati nel ritardare il decorso della malattia su diversi soggetti.
Con il passare dei giorni e il susseguirsi dei fallimenti, la frustrazione cominciò a crescere fra tutti quelli che stavano lavorando all’interno dei laboratori sotterranei. In queste condizioni nessuno sembrò accorgersi della serie di cambiamenti che stavano avvenendo in Lesus, la voglia di conoscere la malattia per curarla era diventata ammirazione vera e propria per la sua complessità, la ripugnanza per le piaghe ulcerose era diventata attrazione ai limiti della morbosità.
Sfortunatamente una sciagura si abbatté su tutti coloro che si trovavano all’interno della base sotterranea, una serie di celle di contenimento, con all’interno moltissimo materiale infetto, si ruppero contemporaneamente in diverse aree del laboratorio.
Immediatamente il centro di controllo posto in superficie avviò le procedure di contenimento sigillando l’intero complesso e purificando le zone in cui si era riversato il materiale contagioso con del promethium sacro, bruciando sia il materiale infetto che tutti gli sfortunati presenti.
Queste misure si rivelarono però poco efficaci, infatti tutti i bio-maghi sopravvissuti e i loro assistenti cominciarono a mostrare i primi segni di infezione appena pochi minuti dopo il completamento delle misure di quarantena.
Le guardie in superficie osservarono con orrore dai loro monitor di sorveglianza il decorso della malattia, uomini un tempo fra i più eruditi dell’intero genere umano, ridotti a corpi rigonfi e suppuranti, arrancavano privi di meta e in preda ai deliri per la sofferenza che stavano patendo.
Ogni tanto qualcuno di loro cadeva al suolo, agonizzava per qualche secondo a cui poi seguiva la calma immobilità della morte solo per esser poi rianimato come servo del dio della pestilenza pochi minuti dopo.
Questo spettacolo così orrendo occupò per i successivi dieci giorni gli sguardi di tutti i presenti del centro di controllo, quando alla fine, per ordine dell’inquisitore Rosoft , venne preparato un gruppo di uomini per ripulire i laboratori sotterranei e recuperare i dati delle ricerche.
Un dettaglio sembrò però sfuggire a tutti, uno dei monitor che avrebbe dovuto inviare informazioni da uno dei laboratori secondari sembrava non funzionare correttamente, l’impianto di sorveglianza di quell’area risultava esser perfettamente funzionante ma non trasmetteva ne immagini ne audio…
Il gruppo di recupero comandato dall’inquisitore Rosoft si fece largo all’interno dei vari laboratori abbattendo gli zombi del contagio con spietata efficienza e recuperando quanti più dati possibili, finche giunsero davanti alla massiccia porta di sicurezza del laboratorio che non era più visibile dai monitor di sorveglianza.
Nonostante i loro respiratori autoalimentati, un odore nauseante e rancido colpì le narici di tutti i membri della spedizione, mentre la porta veniva aperta.
Nettamente in contrasto con le altre stanze in cui erano appena stati questo laboratorio sembrava mantenere un certo grado di ordine e con enorme sorpresa di tutti sembrava che i lavori fossero proseguiti in una direzione che però l’imperatore, ne nessun uomo, avrebbero mai tollerato.
Mentre Rosoft osservava alcuni dei macchinari dalla forma a lui sconosciuta, da una porta vicina alla sua posizione uscì uno zombi che stava trasportando una grossa vasca contenente un liquido brunastro. Rosoft prese la mira con la sua pistola requiem, sussurrò una preghiera silenziosa affinché l’imperatore accogliesse con lui il suo fedele servitore e aprì il fuoco.
Una breve raffica di tre colpi raggiunsero la creatura macilenta al volto, facendogli esplodere la testa e rovesciando al suolo il carico che lo zombie stava trasportando.
Una serie di passi pesanti coprirono il rumore dello sgorgare del liquido brunastro che si riversava al suolo, una figura corpulenta entrò nella stanza. Rosoft rimase perplesso, a un primo sguardo la stazza della creatura ricordava quella di un bestione, ma era sicuro che all’interno dell’intero complesso non ve ne fosse nessuno. Il corpo della creatura era in uno stato avanzato di decomposizione con il ventre rigonfio e lacerato in più punti da cui colavano umori putridi.
Una serie di grossi vermi fuoriuscivano da alcuni fori sulla pelle così come molti altri potevano esser visti mangiare ingordamente il tessuto decomposto sotto la pelle.
Dalla sua schiena fino a terra uno strato spesso di piaghe, vesciche purulente e di vermi molto più grandi di quelli che infestavano le carni della creatura, andavano a costituire una specie di mantello carnoso e grottesco.
L’inquisitore prese la mira e fece fuoco mentre la creatura cominciò ad avanzare verso di lui e i suoi uomini.
La raffica di tre colpi diretta al volto della creatura non trovò il bersaglio questa volta perché all’ultimo momento il colosso cambio direzione per evitarli.
Agli spari dell’inquisitore seguirono quelli dei suoi uomini, ma mentre la stanza veniva illuminata temporaneamente da una salva di laser, Rosoft rifletteva sul fatto che quella era la prima volta che uno zombie evitava i suoi colpi. Solitamente gli zombi sono creature semplici che rispondono a leggi altrettanto semplici, preda-strada più breve per raggiungerla, perciò per un combattente esperto come lui era un vero scherzo calcolare dove avrebbe dovuto sparare per colpire il bersaglio.
Molti dei raggi laser raggiunsero il corpo della creatura aprendo dei piccoli crateri anneriti sulla sua carne marcia.
Inaspettatamente quell’essere si fermò mentre diversi vermi cominciavano a mangiare la sua carne bruciata dai laser, Rosoft ordinò ai suoi uomini di sparare nuovamente e di non perder tempo. Puntò la sua arma requiem dritta in mezzo agli occhi della creatura e attese il fuoco del resto della squadra.
Invece di aprire il fuoco uno degli uomini davanti all’inquisitore cadde faccia in avanti in preda alle convulsioni, a questo seguirono una serie di lamenti da parte di altri membri della sua squadra alle sue spalle.
Rosoft si voltò e quasi inciampò su uno dei suoi che camminava carponi e che stava cercando freneticamente di levarsi il respiratore, quando ci riuscì rigurgitò una serie di grumi di sangue addensato a pochi centimetri dai piedi dell’inquisitore e si accasciò.
Rosoft vide un altro dei suoi uomini lacerarsi a mani nude il corpetto d’ordinanza e in preda a uno stato di frenesia strapparsi grossi brandelli di carne dal petto e dalla pancia completamente infestati dagli stessi grandi vermi che ricoprivano la strana creatura che avevano incontrato.
Consapevole della gravità della situazione l’inquisitore comunicò al centro comando in superficie che la missione era fallita e che richiedeva che l’intero complesso venisse sigillato nuovamente e per sempre.
A queste parole così solenni non seguì alcuna risposta dalla superficie, solo un lungo silenzio, interrotto da una risata gorgogliantemente gioiosa.
L’inquisitore si sentì afferrare per un braccio e venir sollevato da terra, già in quella situazione si era dimenticato completamente della creatura che lo stava alzando fino a portarlo all’altezza del suo viso martoriato dalla malattia.
“Non crederai che le tue porte possano fermare la mia missione sacra”. Disse la creatura con una nota di divertimento nella voce.
Rosoft rimase sbigottito, gli zombi al momento della loro morte perdono completamente la capacità di parlare eppure quello che aveva appena sentito…ma non era solo quello ad averlo sorpreso c’era qualcosa nelle parole pronunciate dalla creatura. Era come se le avesse gia sentite da un’altra parte. Missione sacra…era lo stesso termine che aveva usato il bio-magus Lesus per definire il suo lavoro e quello dei suoi uomini.
“Lesus…tu sporco traditore come hai osato…” Sibilò a denti stretti l’inquisitore.
La presa di Lesus si fece più salda sul braccio di Rosoft mentre quest’ultimo cominciò a sentire una serie di fitte lancinanti all’arto mentre centinai di piccole bocche si nutrivano della sua carne.
“Ormai ho abbandonato quel nome, ora sono Pestus e ho ricevuto il compito di creare un nuovo morbo talmente perfetto da far sembrare la piaga dell’apostasia una banale febbre…e ci sono riuscito. Le vostre preziose porte non servivano a proteggervi, servivano ad impedire che il mio capolavoro si diffondesse prima di aver raggiunto il suo pieno potenziale.”
Finita questa frase il braccio praticamente cavo e in putrefazione di Rosoft si staccò dalla sua spalla facendolo cadere a terra. Freneticamente cercò di estrarre dalla carne viva alcuni dei lunghi vermi che spuntavano dalla ferita sulla sua spalla.
“Ed ora ci dirigeremo su Faaris per…”
Rosoft non riuscì a sentire oltre il discorso di Pestus, le sue orecchie erano state interamente consumate dalla massa brulicante di vermi che infestavano il suo corpo.
Resosi conto che ormai l’inquisitore non lo stava più ascoltando Pestus chiamò a se i suoi figli e si incamminò verso l’uscita, al suo richiamo risposero tutti gli uomini della spedizione che si rialzarono imbracciando le stesse armi che avevano rivolto contro loro padre, fra di loro c’era anche Rosoft.

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